La maturità
Quando mi dissero che mi toccavano filosofia e italiano ero contento al cinquanta per cento. Mi preoccupava italiano. Non tanto per l'orale, nel quale la mia lingua lunga sapevo che mi avrebbe aiutato. Ma per gli scritti. Di solito i prof mi dicevano che scrivevo come parlavo. Io non capivo cosa ci fosse di male. Se devo dire il vero, tutt'ora scrivo così. Ma ora nessuno mi giudica ed io scrivo come mi pare.
In filosofia me la cavavo bene. Mi era sempre piaciuta molto. L'unico che non sopportavo era Hegel. Leggevo le sue pagine e alla fine dicevo: - ma cosa dice questo qui? -
Rileggevo di nuovo e poi ancora, poi mi stufavo e chiudevo il libro.
-Beh, mica mi chiederà proprio quello! - pensavo.
Fui sorteggiato come primo all'orale. Il prof era contento. Diceva che siccome in filosofia ero bravo, avrei dato una buona impressione alla commissione. Anch'io ero contento: mi sarei tolto il pensiero alla svelta e sarei stato subito libero.
Grazie a Dio lo scritto andò bene. Matematica non mi preoccupava, e poi, lo ricorderete, si lavorò molto in équipe.
Anche l'orale andò benone. Discutemmo a lungo con il presidente su Dante e me la cavai. Anche in filosofia tutto filò liscio.
- Per concludere in bellezza – disse il presidente al commissario interno – faccia lei una domanda finale al candidato.-
Ma quello non mi va a fare una domanda proprio su Hegel?! Figura orrenda. Rovinata la performance. Ed il voto. Non che mi possa lamentare, 48/60 era comunque allora un bel voto. Se me l'avessero proposto il giorno prima c'avrei fatto una firma lunga da qui a Vladivostok. Ma è come se la tua squadra andasse in campo contro la Juve a Torino. Pensi che un pareggio sarebbe mica male, poi nei tempi supplementari ti trovi in vantaggio e quelli pareggiano.
In realtà me ne feci rapidamente una ragione, ma mi rimase l'idea che comunque io non ero poi così portato per la filosofia.
Poi ho incontrato Karl Popper.
Ma questa è un'altra storia.
Vittorio
Il mio esame di maturità
Il grande Eduardo ci ha insegnato che “gli esami non finiscono mai”: difatti, ne ho sostenuti tanti nella vita, ma quello di maturità resta ancora oggi come un vero incubo, anche ad occhi aperti.
Il prof. Di... famoso, nostro commissario interno, ha accontentato tutta la classe nell’aspettativa della materia scelta dalla commissione, tranne il sottoscritto ed il compianto Giuseppe Schivazappa, per noi tutti Schiba: ad entrambi fu affibbiata Storia anziché Filosofia, la materia appunto del prof. Di... famoso.
Immaginate il nostro disappunto per dover studiare in pochi giorni (gli orali per noi erano previsti per la metà della sessione d’esame) una materia così articolata e mnemonica: incazzati come aquile, non ci restò che dotarci del mitico Bignami e lascio a voi immaginare come poteva essere la nostra preparazione.
Io ho sostenuto l’esame prima di Schiba ed ero l’unico della classe che portava una materia aggiuntiva a quella prescelta (per me Italiano): non ci crederete, ma mi sono presentato con Fisica e 9 come voto di ammissione.
Come ha citato bene Angela, la nostra commissione era presieduta da un sacerdote (con la “s” volutamente minuscola, come capirete in calce), docente di Italiano e Storia, il quale, alla mia prova, se ne uscì dicendo: “Non ho ancora chiesto nulla sugli autori contemporanei, né sulla Divina Commedia; bene, comincio con lei e mi parli del senso lirico della “Pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio”.
La migliore risposta sarebbe stata quella di girarmi verso Schiba e gli altri amici presenti citando loro la nostra frequente espressione dialettale “va avanti ti c’am scapa da ridor”... (!), avendo io preparato i classici Pascoli, Leopardi, Foscolo, ecc..
Sorvolo quindi sulla mia evidente difficoltà a rispondere in modo appropriato ed il Presidente-prete ha inteso “agevolarmi” nel chiedermi una tra le più difficili terzine del Paradiso (così ammesso anche da lui...) nella quale Dante assimila Beatrice alla Madonna, precisando ancor più sadicamente di esporre il sentimento religioso del Sommo Poeta. Anche su questa domanda sbiascico qualcosa, ma certamente a denti stretti.
Il colmo l’ha però raggiunto sempre lui con la domanda di Storia, così formulata: “Bene. Visto che lei si presenta per la maturità magistrale, spieghi, da futuro maestro, il processo storico dal 1848 ai giorni nostri con un linguaggio comprensibile ad un bambino di sei anni”.
Vi ricordo che avevo preparato Storia sul Bignami e ho esordito dicendo “Per inquadrare il processo storico ad oggi...”. Il Presidente-prete mi guarda puntandomi il dito in faccia, ammonendomi che un bambino di sei anni non può capire il “processo storico”!?
Questa è stata la mia interrogazione sulle materie d’esame.
Ma non è finita lì perché, portando Fisica come materia aggiuntiva, mi ero permesso di sottoporre alla commissaria di Matematica il programma seguito nell’anno scolastico. La sua risposta è stata “Eh no, mi dispiace, se lei porta una materia facoltativa e aggiuntiva io non sono tenuta ad interrogarla sul suo programma perché devo supporre che lei debba rispondere più in generale”.
Questa sua supposizione era invece la classica supposta col fiocco da mettermi solo là...
Ero infatti convinto di essere stato scelto come agnello sacrificale da immolare per la classe 4ªL.
Ancora oggi mi stupisco del coraggio dimostrato nello sfidare la commissione, che per me stava meditando la prima bocciatura, perché chiesi al Presidente-prete, con un piglio determinato, di formularmi qualche ulteriore domanda, consapevole di aver fornito una prova insufficiente.
Solo allora il prof. Di… famoso mostrò consenso e quindi mi interrogarono sui Promessi Sposi e sul fascismo.
In ogni caso temevo di essere bocciato e con questa convinzione Schiba ed io partimmo per la mia casa al mare in quel di Ercolano.
E chi se la scorda più la telefonata di Beppe Gherardi: 38 a Schiba e 36 a me!!
Questo ricordo coincide con la mia prima ubriacatura perchè sul balcone di casa diedi sfogo alla mia sorpresa ingurgitando bicchieroni di whisky con fette di mortadella sul pane: dal balcone alla camera da letto c’era un lungo corridoio che ho percorso “da un muro all’altro”.
La mia storia, non quella del Bignami, parte dal minimo (36) per arrivare al massimo (110 e lode), dopo un anno propedeutico ordinato da un altro Sacerdote, Don Antonio Moroni, lui Si non come l’omologo Presidente della commissione d’esame, spezzino... mi raccomando con la “e” e non “a” in quanto proveniente da La Spezia, anche se la “a” la meritava tutta!
Massimo
Comandare è meglio del fottere
Io ed il mio amico Guerrino amiamo dire che saremmo stati un bel duo tra i nuovi sceneggiatori: dopo le celeberrime coppie Garinei-Giovannini, Amurri-Verde, Terzoli-Vaime, ci poteva stare anche Mass e Guè per come sia facile per noi, anche oggi cogliere
nei comportamenti quotidiani il sarcasmo tipico dei grandi della rivista italiana. Non saremmo, infatti, degli incalliti fans di Totò, Peppino, Alberto Sordi e simili.
Un’estate all’Elba ci recammo da un fornaio per ingozzarci di focaccia, quella più unta, dialogando tra noi al nostro solito sfottò, quando la simpatica e giovanile fornaia si rivolge a Guerrino dicendogli: “Ma il suo amico è nato per comandare?” e, prima della sua risposta , mi giustifico affermando a voce alta: “Cara Signora, si vede che lei non conosce il proverbio “il comandare è meglio del fottere“. Lei replicò istantaneamente : “La mi scusi, semmai varrà per lei, perché per me il fottere è meglio di comandare!”.
Massimo
Preparando gli esami
Un secolo fa Marco, Massimo e Maurizio sono venuti a casa mia per studiare storia, dovevamo preparare l'esame di maturità. Io, con pregi e difetti, in quegli anni caldi (‘69/’70 - il sessantotto a Parma è arrivato l'anno dopo rispetto a Parigi e a Milano), sessantottina convinta, figlia del partigiano Flavio, partecipavo a scioperi e cortei cantando anche noi “Ce n’est qu’un début, continuons le combat!”. Le abbiamo anche prese dalla polizia. Ci hanno caricato in Via Garibaldi.
Il Papy non “sapeva che pesci pigliare”. Come padre aveva difficoltà ad appoggiarmi, ma come partigiano Flavio a diciotto anni era scappato in montagna, allora... Torniamo a quella sera. Formazione: il Papy aveva 42 anni, insieme a Maurizio socialisti
nenniani favorevoli al centro sinistra, Massimo, Marco ed io socialisti “di sinistra” lombardiani.
Vi rendete conto a che persone politiche facevamo riferimento.
Era inevitabile cominciare a parlare di “politica” ed il Papy ha preso una bottiglia di brandy per “scaldare” meglio la discussione. La bottiglia è stata finita. La mamma era preoccupata (non oso pensare a quello che avrà detto al Papy in privato): erano tutti un po' alticci, per cui, non potendo tornare a Parma in vespa, sono rimasti a dormire a casa mia. Non avevamo la stanza degli ospiti, ma abbiamo dormito benissimo su dei materassi per terra (complice il brandy?). Certo, non abbiamo aperto il libro di storia, ma eravamo convinti di avere ugualmente studiato Storia.
All'esame di maturità, visto che non volevo nessuno, la Mamy si è nascosta. Il Papy è venuto e ci ha salutato con il pugno chiuso. Ovazione dei più, l'hanno salutato come un eroe.
Io sono entrata in commissione, un po' per l'emozione, un po' per la confusione anch'io con il pugno chiuso.
Aiuto!! Il presidente della commissione era un prete. Tutto bene: sono stata promossa con ottimi voti. Bene anche Maurizio, Marco e Massimo.
Ora, Maurizio, come dicono i bambini, ci guarda dal cielo e noi, grazie Marco, siamo ancora insieme a combattere un'altra battaglia. Grazie Massimo, ti abbraccio di cuore, pensavamo che Tu avessi bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di te, del tuo coraggio.
Angela
Presenti all'appello:
Adorni MirellaBacchini Rossana
Barilli Benedetta
Bia Adriana
Bocchi Gianfranca
Borella Pietro
Caleffi Marco
Carpi Mario
Delsante Vittorio
Gatti Alberto
Gherardi Giuseppe
Ghirardi Anna Maria
Guardoli Enrica
Lauro Dario
Lucchini Cesarina
Mattioli Lucia
Meduri Rossana
Pegorini Ilva
Pezzi Carla
Previdi Maura
Reggi Marzia
Salvagnini Maria Grazia
Sassone Rossella
Signifredi Angela
Veneri Elisabetta
Zanni Anna Maria
